lunedì 1 ottobre 2012



Chi siamo, cosa vogliamo fare

Siamo un gruppo di famiglie amiche, insieme cerchiamo delle risposte alle sfide che ci pone  la realtà che stiamo vivendo .
Chi di noi  non è travolto dalle  tante cose da fare, chi non vive giorno dopo giorno l’incertezza di un mondo che si trasforma velocemente trovandoci sempre scarsamente competenti ad affrontare il cambiamento, chi almeno una volta ha vissuto momenti di solitudine , chi non si è sentito pressato dal peso dell’efficienza a tutti i costi, chi non vive l’ ansia del momento critico che ci attanaglia?
L’imperativo di oggi sembra essere : fare tutto e bene, fare sempre di più per essere sempre più adeguati a un modello di vita che altri hanno deciso per noi, non vivere il presente per anticipare un futuro che non c’è ancora ma che ha il grande potere di toglierci la pace, Vogliamo essere autosufficienti a tutti i costi e non chiedere aiuto a nessuno.
Noi vogliamo percorrere altre strade : vivere in modo diverso il nostro tempo, non proiettati sul futuro, ma sul presente . Ora è il tempo di agire, non possiamo aspettare
domani ,
domani quando avrò completato ciò che sto realizzando in questo momento,
domani  quando avrò costruito la casa, quando avrò avuto la promozione , quando i miei figli saranno più grandi, quando, quando,  e rinvio la mia felicità perché la mia felicità la vivo ora, così come sono, con le persone che mi sono accanto, sforzandomi di vederle al meglio, intessendo con il mondo esterno relazioni significative, posando il mio sguardo  su tutto ciò che mi circonda e prendendomi cura di me stesso perché ho dato un senso alla mia vita.
Noi siamo convinte che se ci apriamo agli altri, se rischiamo una visione della vita non centrata sull’ ego  ma sul noi, all’improvviso, come onde concentriche generate da un sasso nello stagno, da quel punto centrale che sono io si creeranno onde concentriche che  smuoveranno le acque della mia famiglia, del paese, della regione, dell’Italia, del Mondo perché nulla di quello che facciamo nel nostro quotidiano è insignificante , tutto contribuisce a realizzare la bellezza del creato. Riecheggia l’esortazione del filosofo “uomo, non camminare piccolo sotto le stelle”
Voglio farvi riflettere su un concetto di un noto economista, Luigino Bruni, che ha detto che nella continua mancanza di tempo “ci  affanniamo a comprare tempo liberato da occupazioni che non amiamo (o che non amiamo più), senza avere in genere alcuna idea sul buon uso del tempo liberato o comprato. E quindi accade il fattaccio: il tempo, che acquistiamo grazie alla ricchezza guadagnata nel mercato del lavoro, lo investiamo ancora per lavorare o per consumare, cadendo in un «circolo virtuoso» tutto interno alla sfera economica, liberi di muoversi in tanti luoghi, ma sostanzialmente schiavi dell’unico meta-luogo che si chiama mercato. Questa fame di tempo, di conseguenza, non può essere mai saziata, creando nevrosi e malattie varie.”
E’ questo che vogliamo proporvi uscire dalla logica del mercato, dell’acquisto per entrare nella logica di creare insieme . Creare che cosa? innanzitutto la nostra felicità e la felicità delle nostre famiglie dei nostri figli. E la felicità non si crea con la chiusura ma con l’amicizia , il vicinato o se volgiamo dirlo con un termini più moderni con la rete e con la condivisione.
Un segnale evidente di questa nuova malattia della mancanza di tempo è la trasformazione della festa in divertimento: non conosciamo più la festa come stare semplicemente insieme, come rito, vogliamo divertirci  e quali sono le caratteristiche di questo divertimento?.
Il divertimento può e deve essere comprato,  non richiede neanche la compagnia degli altri. Il divertimento non ha bisogno del tempo, ma deve essere veloce, fast. Se oggi non recuperiamo un sano rapporto col tempo-gratuità, e continuiamo a comprarlo e usarlo, perderemo sempre più contatto con la gioia di vivere, che non nasce dal divertimento (che invece conosce forse il piacere), ma solo dalla festa.
E questa è il primo obiettivo della nostra associazione vivere come una festa il tempo , non vogliamo comprare o vendere il nostro tempo vogliamo donarlo, ma attenzione donarlo non significa darlo gratis, non è un saldo di fine stagione, o un modo di smaltire le scorte, nel dono ci sono tante condizioni perché il dono sia tale : c’è l’attenzione per la persona a cui voglio donare, c’è la gioia di donare nel momento in cui leggerò negli occhi dell’altro che il dono è stato gradito, c’è la consapevolezza che questo dono ci voleva proprio, nel dono ci sono io.
Cosa vogliamo donare ? Vogliamo donare qualche ora  per accogliere in casa un bambino che ha bisogno di un punto di riferimento per crescere meglio, diventare per lui uno zio o un nonno, o far sentire la nostra presenza a famiglie che stanno vivendo un momento difficile o famiglie che si sono trasferite da poco a Casamassima e che non conoscono nessuno.
Vogliamo donare a noi stessi un tempo - gratuito e non acquistato.
Noi vorremmo essere per questi bambini, per queste famiglie i vicini quelle rassicuranti figure che nel passato costituivano la silenziosa rete in cui una famiglia si inseriva e a cui si rivolgeva in caso di bisogno. E tutto questo lo vogliamo fare non per buonismo ma per i nostri figli, i nostri nipoti perché vogliamo dare risposte diverse da quelle date finora alla crisi valoriale, ma innanzi tutto per noi per distinguere l’essenziale dal superfluo o come lo definiva Aristotele dall’accidente
Non siamo soli  ad aver avuto quest’idea ormai sta diventando chiaro a tanti – e, meno male, anche a tanti tra coloro che contano – che basarsi unicamente sul «patto fiscale»,del dare e dell’avere, non solo è troppo poco, ma rischia di peggiorare ulteriormente la situazione economica e sociale . E’ necessaria la crescita, come sentiamo dire dai nostri politici, ma crescita di che cosa? Quando si pensa alla crescita, normalmente si pensa alla crescita del Pil.
Come lo co­nosciamo oggi, il Pil non è, però, né un in­dicatore di benessere umano in ge­nerale (e questo lo si sa), ma neanche un buon indicatore di benessere economico nell’era della finanza (e questo lo si sa meno). Se vogliamo misurare bene la buona crescita, occorre riformare il Pil e soprattutto affiancargli altri indicatori, che però – e qui sta il punto siano indicatori di capitali e non di flussi
E’ necessario come dice l’economista Bruni, non permettere più alla nostra società dell’usa e getta di impoverire quegli antichi capitali civili che si chiamano relazioni di vicinato e di prossimità e di quella “coralità produttiva” dei territori che hanno generato fino a tempi recenti le tante esperienze di cooperazione e la nostra cultura contadina
Per poter ricostruire, e presto, questi indispensabili capitali, occorre prima saperli vedere, e poi magari, misurare, dando vita a nuovi misuratori dei  patrimoni che abbiamo ricevuto in dono dalle generazioni passate.
E questo è il secondo obiettivo dell’associazione individuare altri indicatori di crescita : la diminuzione dello stress, del senso di solitudine, rinforzare la dignità di ognuno creando relazioni paritarie in cui non c’è chi dà e chi riceve, chi è in un gradino più su, ma ci sono delle persone con risorse e problematiche diverse che cercano di collaborare per vivere con gioia il loro tempo affinché  sia ricco per tutti.
Per questo abbiamo immaginato che ci saranno degli incontri periodici  in cui insieme potremo realizzare qualcosa , una marmellata, un orto, o semplicemente passeggiare o chiacchierare, scoprendo il piacere di fare.
Questo di oggi, come ho già detto, non è un incontro di presentazione dell’associazione, ma una condivisione per poter costituire l’associazione .
Vorremmo che ognuno di voi potesse sentire dentro di sé che una società , un paese, una famiglia, una persona non si evolvono con la chiusura , con una bilancia che misura il dare e l’avere,  guardando solo i problemi, vivendo il risentimento verso chi non ci restituisce quello che abbiamo dato, ma con la certezza che insieme potremo fare meglio .
Quel bambino che in classe presenta un disagio  sarà con il tempo un pericolo sempre più grande, se una famiglia non si integra a Casamassima tutti noi perdiamo delle risorse.
Se ciascuno di noi riuscisse a  intessere  più relazioni di reale prossimità tutti ci arricchiremo . I piccoli ci osservano ,  i nostri figli ci osservano e imparano da noi: se viviamo  la gioia loro saranno gioiosi, se viviamo la disponibilità saranno anche loro disponibili . Allora vi ripropongo la domanda dell’invito: E se per superare la crisi bisognasse percorrere la strada della solidarietà?

Nessun commento:

Posta un commento