Chi siamo, cosa vogliamo fare
Siamo un gruppo
di famiglie amiche, insieme cerchiamo delle risposte alle sfide che ci pone la realtà che stiamo vivendo .
Chi di noi non è travolto dalle tante cose da fare, chi non vive giorno dopo
giorno l’incertezza di un mondo che si trasforma velocemente trovandoci sempre
scarsamente competenti ad affrontare il cambiamento, chi almeno una volta ha
vissuto momenti di solitudine , chi non si è sentito pressato dal peso
dell’efficienza a tutti i costi, chi non vive l’ ansia del momento critico che
ci attanaglia?
L’imperativo di
oggi sembra essere : fare tutto e bene, fare sempre di più per essere sempre
più adeguati a un modello di vita che altri hanno deciso per noi, non vivere il
presente per anticipare un futuro che non c’è ancora ma che ha il grande potere
di toglierci la pace, Vogliamo essere autosufficienti a tutti i costi e non
chiedere aiuto a nessuno.
Noi vogliamo
percorrere altre strade : vivere in modo diverso il nostro tempo, non
proiettati sul futuro, ma sul presente . Ora è il tempo di agire, non
possiamo aspettare
domani ,
domani ,
domani quando
avrò completato ciò che sto realizzando in questo momento,
domani quando avrò costruito la casa, quando avrò
avuto la promozione , quando i miei figli saranno più grandi, quando,
quando, e rinvio la mia felicità perché
la mia felicità la vivo ora, così come sono, con le persone che mi sono
accanto, sforzandomi di vederle al meglio, intessendo con il mondo esterno
relazioni significative, posando il mio sguardo
su tutto ciò che mi circonda e prendendomi cura di me stesso perché ho
dato un senso alla mia vita.
Noi siamo
convinte che se ci apriamo agli altri, se rischiamo una visione della
vita non centrata sull’ ego ma sul noi,
all’improvviso, come onde concentriche generate da un sasso nello stagno, da
quel punto centrale che sono io si creeranno onde concentriche che smuoveranno le acque della mia famiglia, del
paese, della regione, dell’Italia, del Mondo perché nulla di quello che
facciamo nel nostro quotidiano è insignificante , tutto contribuisce a
realizzare la bellezza del creato. Riecheggia l’esortazione del filosofo “uomo,
non camminare piccolo sotto le stelle”
Voglio farvi
riflettere su un concetto di un noto economista, Luigino Bruni, che ha detto
che nella continua mancanza di tempo “ci
affanniamo a comprare tempo liberato da occupazioni che non amiamo (o
che non amiamo più), senza avere in genere alcuna idea sul buon uso del tempo
liberato o comprato. E quindi accade il fattaccio: il tempo, che acquistiamo
grazie alla ricchezza guadagnata nel mercato del lavoro, lo investiamo ancora
per lavorare o per consumare, cadendo in un «circolo virtuoso» tutto interno
alla sfera economica, liberi di muoversi in tanti luoghi, ma sostanzialmente
schiavi dell’unico meta-luogo che si chiama mercato. Questa fame di tempo, di
conseguenza, non può essere mai saziata, creando nevrosi e malattie varie.”
E’ questo che
vogliamo proporvi uscire dalla logica del mercato, dell’acquisto per entrare
nella logica di creare insieme . Creare che cosa? innanzitutto la nostra
felicità e la felicità delle nostre famiglie dei nostri figli. E la felicità
non si crea con la chiusura ma con l’amicizia , il vicinato o se volgiamo dirlo
con un termini più moderni con la rete e con la condivisione.
Un segnale evidente di questa
nuova malattia della mancanza di tempo è la trasformazione della festa in
divertimento: non conosciamo più la festa come stare semplicemente insieme,
come rito, vogliamo divertirci e quali
sono le caratteristiche di questo divertimento?.
Il divertimento può e deve
essere comprato, non richiede neanche la
compagnia degli altri. Il divertimento non ha bisogno del tempo, ma deve essere
veloce, fast. Se oggi non recuperiamo un sano rapporto col tempo-gratuità, e
continuiamo a comprarlo e usarlo, perderemo sempre più contatto con la gioia di
vivere, che non nasce dal divertimento (che invece conosce forse il piacere),
ma solo dalla festa.
E questa è il primo obiettivo
della nostra associazione vivere come una festa il tempo , non vogliamo
comprare o vendere il nostro tempo vogliamo donarlo, ma attenzione donarlo non
significa darlo gratis, non è un saldo di fine stagione, o un modo di smaltire
le scorte, nel dono ci sono tante condizioni perché il dono sia tale : c’è
l’attenzione per la persona a cui voglio donare, c’è la gioia di donare nel
momento in cui leggerò negli occhi dell’altro che il dono è stato gradito, c’è
la consapevolezza che questo dono ci voleva proprio, nel dono ci sono io.
Cosa vogliamo donare ? Vogliamo
donare qualche ora per accogliere in
casa un bambino che ha bisogno di un punto di riferimento per crescere meglio,
diventare per lui uno zio o un nonno, o far sentire la nostra presenza a
famiglie che stanno vivendo un momento difficile o famiglie che si sono
trasferite da poco a Casamassima e che non conoscono nessuno.
Vogliamo donare a noi stessi un
tempo - gratuito e non acquistato.
Noi vorremmo essere per questi
bambini, per queste famiglie i vicini quelle rassicuranti figure che nel
passato costituivano la silenziosa rete in cui una famiglia si inseriva e a cui
si rivolgeva in caso di bisogno. E tutto questo lo vogliamo fare non per
buonismo ma per i nostri figli, i nostri nipoti perché vogliamo dare risposte
diverse da quelle date finora alla crisi valoriale, ma innanzi tutto per noi
per distinguere l’essenziale dal superfluo o come lo definiva Aristotele
dall’accidente
Non siamo soli ad aver avuto quest’idea ormai sta diventando
chiaro a tanti – e, meno male, anche a tanti tra coloro che contano – che
basarsi unicamente sul «patto fiscale»,del dare e dell’avere, non solo
è troppo poco, ma rischia di peggiorare ulteriormente la situazione economica e
sociale . E’ necessaria la crescita, come sentiamo
dire dai nostri politici, ma crescita di che cosa? Quando si pensa alla crescita,
normalmente si pensa alla crescita del Pil.
Come lo conosciamo oggi, il Pil non è, però, né un indicatore di
benessere umano in generale (e questo lo si sa), ma neanche un buon
indicatore di benessere economico nell’era della finanza (e questo lo si sa meno). Se vogliamo
misurare bene la buona crescita, occorre riformare il Pil e soprattutto affiancargli
altri indicatori, che
però – e qui sta il punto – siano indicatori di capitali
e non di flussi
E’ necessario come dice
l’economista Bruni, non permettere più alla nostra società dell’usa e getta di impoverire quegli antichi
capitali civili che si chiamano relazioni di vicinato e di
prossimità e di quella “coralità produttiva” dei territori che
hanno generato fino a tempi recenti le tante esperienze di cooperazione e la
nostra cultura contadina
Per poter ricostruire, e presto, questi
indispensabili capitali, occorre prima saperli vedere, e poi magari, misurare,
dando vita a nuovi misuratori dei
patrimoni che abbiamo ricevuto in dono dalle generazioni passate.
E questo è il secondo
obiettivo dell’associazione individuare altri indicatori di crescita : la
diminuzione dello stress, del senso di solitudine, rinforzare la dignità di
ognuno creando relazioni paritarie in cui non c’è chi dà e chi riceve, chi è in
un gradino più su, ma ci sono delle persone con risorse e problematiche diverse
che cercano di collaborare per vivere con gioia il loro tempo affinché sia ricco per tutti.
Per questo abbiamo immaginato
che ci saranno degli incontri periodici in cui insieme potremo realizzare qualcosa ,
una marmellata, un orto, o semplicemente passeggiare o chiacchierare, scoprendo
il piacere di fare.
Questo di oggi, come ho già
detto, non è un incontro di presentazione dell’associazione, ma una
condivisione per poter costituire l’associazione .
Vorremmo che ognuno di voi
potesse sentire dentro di sé che una società , un paese, una famiglia, una
persona non si evolvono con la chiusura , con una bilancia che misura il dare e
l’avere, guardando solo i problemi, vivendo
il risentimento verso chi non ci restituisce quello che abbiamo dato, ma con la
certezza che insieme potremo fare meglio .
Quel bambino che in classe
presenta un disagio sarà con il tempo un
pericolo sempre più grande, se una famiglia non si integra a Casamassima tutti
noi perdiamo delle risorse.
Se ciascuno di noi riuscisse a intessere più relazioni di reale prossimità tutti ci
arricchiremo . I piccoli ci osservano , i nostri figli ci osservano e imparano da noi:
se viviamo la gioia loro saranno gioiosi,
se viviamo la disponibilità saranno anche loro disponibili . Allora vi
ripropongo la domanda dell’invito: E se
per superare la crisi bisognasse percorrere la strada della solidarietà?
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